Primo piano

Per EC2 trasferimento tecnologico, formazione e informazione per promuovere le energie pulite in Cina

POLITECNICO DI TORINOSono ambiziosi ma ben fondati su competenze tecniche e solidi rapporti istituzionali gli obiettivi dello Europe-China Clean Energy Centre (EC2), il Centro sulle energie pulite nato in primavera a Pechino per volontà della Comunità Europea e approvato dal governo cinese, con il supporto del Ministero dell'Ambiente italiano. La struttura, ospitata all’interno del Sino-Italian Environment and Energy-efficient Building (SIEEB) nell’Università Tsinghua di Pechino, è gestita da un consorzio guidato dal Politecnico di Torino, che ha approvato a settembre il piano di attività per il primo anno.

“Il nostro obiettivo per questi primi mesi è quello di dare avvio a tutti i filoni di attività previste per i cinque anni per i quali il Centro opererà con il finanziamento dell’UE e del Ministero. Al termine di questo periodo, ci proponiamo di aver creato un soggetto giuridico indipendente e riconosciuto in Cina e all’estero, autonomo dal punto di vista economico”, spiega Alessandro Costa, il condirettore italiano del Centro.

Tre i filoni su cui si sta muovendo EC2. Il primo riguarda il trasferimento tecnologico e l’attivazione di collaborazioni tra istituzioni, centri ricerca e imprese cinesi e europei per attività di ricerca e sviluppo: “Qui si giocherà gran parte della credibilità del Centro”, spiega Costa, che prosegue descrivendo lo strumento principale per questa attività, un database tecnologico sviluppato sotto il coordinamento del Politecnico: “Permetterà di incrociare attori, specialità di ricerca, principali ambiti di interesse, raggio di azione dei principali soggetti che operano nel campo delle energie pulite. Ma soprattutto permetterà di incrociare le loro esigenze con le principali linee di finanziamento, che stiamo analizzando e studiando. Un obiettivo è anche il raggiungimento di un cammino comune tra realtà cinesi ed europee partendo dalla ricerca e arrivando alla brevettazione e alla fase commerciale”.

Anche per il secondo ambito di azione di EC2 lo strumento di azione è un database, questa volta un “knowledge base” delle politiche intraprese nel settore delle energie sostenibili: “Si tratta di imparare le lezioni positive e le buone pratiche intraprese dai Paesi europei e in Cina, estendendo lo sguardo anche ad altri Paesi, principalmente USA e Giappone, in un’ottica di penetrazione delle tecnologie pulite sia in Cina che in Europa”, spiega Costa. Anche in questo caso, quindi, le ricadute positive sono biunivoche, per la Cina, certo, ma anche per i 27 Paesi europei. “Per mettere a fuoco queste best practices, le impostazioni più efficaci, le tecnologie migliori, stiamo sviluppando un programma di formazione istituzionale per funzionari cinesi. Accanto alla formazione tradizionale, organizzeremo study tours in Europa e corsi a distanza, che riducono i costi e rendono più accessibile la formazione anche per le zone della Cina più lontane dalla capitale”.

La terza attività del Centro è quella di dissemination, cioè la promozione di buone pratiche nel settore delle energie alternative, l’informazione sulle attività del Centro e in generale la diffusione di una sensibilità sulle tematiche promosse dal Centro attraverso eventi organizzati in sede, partecipazione a fiere e seminari, produzione di materiale informativo. “Un’azione significativa sarà la nostra partecipazione alla conferenza sul clima di Cancun a dicembre, dove presenteremo le nostre attività e i risultati di un primo studio elaborato dal Centro che fa il punto sulla situazione cinese relativa all’utilizzo delle energie pulite analizzata in relazione ai cambiamenti climatici”, annuncia Costa.

L’azione del Politecnico è trasversale a tutte queste tematiche, ma si concentra in particolare su alcune aree di interesse, come ricorda Alessandro Costa: “L’aspetto tecnologico del DB dedicato alla ricerca è curato dal Poli, che ha anche espresso particolare interesse e competenza nei settori dell’efficienza energetica e delle reti di distribuzione dell’energia, oltre che naturalmente nel settore della formazione”.

“Le sfide sono tante – conclude Costa – ma l’interesse che abbiamo riscontrato in questi primi mesi è molto elevato; l’Unione Europea ci supporta continuamente, non solo con l’importante contributo economico (circa 10 milioni di euro per i 5 anni del progetto), ma anche perché ci aiuta a creare sinergie, a segnalarci quali sono le tematiche di interesse, le linee su cui agire. Anche il Ministero dell’Ambiente è chiaramente un partner fondamentale, che ha contribuito con circa 2 milioni di euro al progetto ma soprattutto ha testimoniato la tradizione solida di relazioni bilaterali tra Italia e Cina, alla base di un proficuo rapporto tra i nostri due Paesi anche nel settore delle energie pulite”.